San Felice sul Panaro ha legato indissolubilmente la sua storia a quella di una importante famiglia nobiliare, gli Estensi, che hanno lasciato tracce visibili del loro dominio su questi luoghi negli edifici del centro storico, prima con la costruzione della possente Rocca che con la imponente mole del mastio domina l’abitato, poi con una elegante villa suburbana ottocentesca voluta dal penultimo duca della casata Francesco IV d’Este.

LA ROCCA ESTENSE

Il primo documento scritto relativo all’origine dell’abitato risale all’anno 927 e parla del “Castellum Sancti Felicis” da intendersi nell’accezione di villaggio fortificato e non ancora per la presenza di un fortilizio vero e proprio. Nel corso del ‘300 il territorio di San Felice passò sotto il controllo degli Estensi di Ferrara che promossero la costruzione di una prima Rocca. Inizialmente questa Rocca era composta solo dalla torre più alta chiamata mastio e da un muro perimetrale merlato in cui si aprivano due porte. Tutto il complesso era racchiuso a sua volta da un fossato con acqua. La Rocca subì una seconda trasformazione agli inizi del ‘400 ad opera di Bartolino da Novara, un architetto militare che si incaricò di modificarne la struttura secondo le innovazioni militari del tempo. Il fortilizio venne arricchito con le altre torri ora presenti e con un nuovo camminamento di ronda dandole l’aspetto che ancora oggi conserva. Le stanze più interessanti dal punto di vista storico si trovano all’interno del mastio: a piano terra è la prigione dove sull’intonaco delle pareti restano molti graffiti realizzati dai prigionieri. Salendo al piano superiore si entra nella stanza chiamata di Papa Giulio II. La tradizione racconta che il pontefice vi soggiornò nel gennaio dell’anno 1511, mentre si recava ad assediare la città di Mirandola. In questa stanza si ammira l’antico affresco raffigurante Sant’Antonio da Padova in adorazione del Bambino e il bel camino in stucco di fattura settecentesca. Nell’ultima stanza in cima al mastio, sulle pareti, si conservavano affreschi araldici quattrocenteschi raffiguranti l’aquila bianca estense su fondo blu. La Rocca ha subito numerosi danni a seguito del sisma del 2012. Sono in corso i primi lavori di consolidamento e restauro dell’edificio.

LE TORRI

Su via Terrapieni restano tre delle quattro torri (XIV-XV sec.) che formavano il sistema difensivo del borgo di San Felice, ora molto danneggiate dal terremoto del 2012. Questo sistema di difesa cadde in abbandono nel corso dei secoli e nel ‘700 le torri ormai inutilizzate furono cedute ai privati. Una di esse fu demolita negli anni 1899-1901 per far posto al tracciato della ferrovia Verona-Bologna che passa a poca distanza dal centro storico. La “torre borgo”, dietro la vecchia canonica, è oggi di proprietà del Comune di San Felice sul Panaro ed è stata adibita a sede di attività culturali.

LA TORRE DELL’OROLOGIO

La torre dell’orologio si trovava nella piccola piazza Matteotti. E’ completamente crollata a seguito del sisma del 2012. Si stanno vagliando progetti al fine della sua ricostruzione.
Questa torre fu costruita nel 1594 per controllare il nuovo borgo che era sorto fuori dal nucleo più antico di San Felice, quello racchiuso dalla Rocca e dalla cinta delle torri di via Terrapieni; segnava l’ingresso a questo gruppo insediativo e per entravi si passava attraverso un ponte in muratura sotto il suo voltone. Nel 1762 sulla sua sommità fu collocato l’orologio pubblico.

IL CICLO PITTORICO DIPINTO NELLA TORRE CAMPI

La torre Campi a San Felice sul Panaro è ciò che rimane di una dimora patrizia che conserva al suo interno un ciclo pittorico tardo cinquecentesco. I Campi furono una famiglia nobiliare molto potente nel corso del ‘500 con esponenti nell’ambito ecclesiastico e militare. Sul finire del secolo, commissionarono ad un ignoto pittore le decorazioni murali che ancora oggi ornano il piano terreno della torre che sorgeva alle spalle del loro palazzo. Sia la loro antica residenza, trasformata nel dopoguerra in un caseggiato popolare, sia la torre, manomessa in seguito alla demolizione della parte superiore, possono essere ricostruite nel loro aspetto originario solo servendosi di vecchie fotografie. I dipinti all’interno sono stati restaurati una ventina di anni fa a cura dei nuovi proprietari che avevano intuito il valore storico e artistico delle pitture. Le storie mitologiche raffigurate nelle quattro grandi lunette sotto la volta a crociera illustrano episodi narrati nel II libro delle Metamorfosi di Ovidio. Raccontano le avventure amorose di alcuni dei con fanciulle mortali: Nettuno e Coronide, Apollo che uccide Coronide (omonima), Mercurio ed Erse, il ratto di Europa da parte di Giove tramutato in toro. L’autore trasse spunto per le sue composizioni da un repertorio di incisioni realizzate dall’artista olandese Hendrick Goltzius per l’opera ovidiana, edite a partire dal 1589, mentre nel suo stile appaiono pure reminiscenze dal Parmigianino, evidenti nei colli allungati delle fanciulle della scena di Mercurio ed Erse. La ricca composizione prosegue sul soffitto decorato a grottesche, dove si intrecciano frutti, fiori e nastri, mentre entro cartigli si trovano quattro dipinti a monocromo rosso ormai quasi illeggibili, ma che contenevano probabilmente figure allegoriche. Il ciclo pittorico può essere visitato durante l’orario di apertura del negozio in cui è ubicato.

(notizie tratte da I dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro di Michele Danieli in Quaderni della Bassa Modenese n.48, 2005, pp.57-83)

IL CASINO DI CACCIA DEL DUCA FRANCESCO IV DI MODENA

Francesco IV d’Austria d’Este penultimo Duca di Modena acquistò a San Felice negli anni 20 dell’800 un edificio chiamato Casino Frigeri dotato di una torre colombaia. Posto ai margini dell’abitato si trovava in una posizione ottimale rispetto all’ubicazione delle possessioni agricole e al bosco della Saliceta che erano di sua proprietà a San Felice. L’architetto Giacomo Parisi fu incaricato di dirigere i lavori per trasformare l’abitazione in una dimora degna del duca. Completato nel 1847, il casino verrà utilizzato dal figlio, Francesco V, per fare battute di caccia al bosco. È in stile neoclassico. La facciata principale è quella che appare oggi rivolta verso le scuole medie, è tripartita, sorretta da quattro lesene e sormontata da tre frontoni. Le due ali ai lati del cortile servivano da scuderie per cavalli e locali di servizio. Le stanze del piano nobile sono affrescate con decorazioni sobrie. Il casino del Duca, anche chiamato villa Ferri (dal nome dell’ultimo proprietario), ha molto sofferto per il sisma del 2012, attualmente è di proprietà privata e chiuso al pubblico.

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